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Pini al vento.

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Poesia scritta in segno di  protesta nei confronti dell'Amministrazione Comunale di Gaeta e allo scopo di sensibilizzare i concittadini sulla decisione di abbattere alcuni pini marittimi centenari, che si ergono nei pressi dei bastioni risalenti  alla dominazione borbonica, nel centro storico S. Erasmo. Già in passato le antiche fortificazioni, che avrebbero reso Gaeta un "unicum" nel panorama delle città storiche italiane, sono state fatte oggetto di abbattimenti massicci e insensati, all'insegna di un sogno di modernità ormai miseramente fallito.
 
 PINI AL VENTO
 
L'immagine può contenere: albero, cielo, spazio all'aperto e natura
 

 

Pini, nemici ormai,
le chiome folte
avvezze alle tempeste,
neppur la tramontana
li ha piegati.
Forse la ruspa
   avrà facile presa... 
Piangono resina
dall’alta lor bellezza
esposta all’alito
del Golfo di Gaeta,
come carezza
ora sulle cime
soffia la brezza.

 Annunciata morte, 
tra radici contorte,
avvolte in spire,
qual è la loro sorte?
Sulle antiche vestigia
il pianto posa
cascami di fogliame
per coprire ogni piaga
a loro inferta,
ogni baluardo 
è divelto ormai:
della storia non resta
più memoria.
Baluardi, sventrati
già in passato
per un sogno 
di modernità fallito,
s’apre in ferite
ché non c’è sentire
per ieri né domani.

Piangono i pini 
stille di rugiada,
piegan la chioma 
al loro ingrato fato,
han protetto dal sole 
interi nidi, 
pigolanti e famiglie,
ma l’uomo è ingrato. 
Anche gli uccelli
tacciono nel nido,
per la natura
non c’è spazio alcuno, 
dove va l’uomo 
reca sol sventura.

Parla l’albero:
Qual è la colpa mia

D’esser vecchio?
Eppure ai volatili 
ho dato sempre un tetto.
Ho visto sorgere 
albe dal mare 
e pescatori andare
in barca a pescare. 
Qual è la colpa mia ?

Volger al vento
la folta chioma
e tintinnare di pigne,
rauco e greve,
come voce che la sua fine 
annuncia a breve.”

Già dei bastioni 
lontana è la memoria,
mano pesante
infligge sempre l’uomo…
Ma del destino suo
chi si commuove?

 

 Franca Colozzo

 
 
 
(Italiano)
 
Pini, nemici ormai, le chiome folte
avvezze alle tempeste,
neppur la tramontana li ha piegati.
Forse la ruspa avrà facile presa...
Piangono resina dall’alta lor bellezza
esposta all’alito del Golfo di Gaeta,
come carezza ora sulle cime
soffia la brezza.
Annunciata morte, tra radici contorte,
avvolte in spire, qual è la loro sorte?
Sulle antiche vestigia il pianto posa
cascami di fogliame per coprire ogni piaga
a loro inferta, ogni baluardo
è divelto ormai:
della storia non resta più memoria...
Baluardi, sventrati già in passato
per un sogno di modernità fallito,
s’apron in ferite ché non c’è sentire
per ieri né domani.
Piangono i pini stille di rugiada,
piegan la chioma al loro ingrato fato,
han protetto dal sole interi nidi,
pigolanti e famiglie,
ma l’uomo è ingrato.
Anche gli uccelli tacciono nel nido,
per la natura non c’è spazio alcuno,
dove va l’uomo reca sol sventura.
Parla l’albero:
“Qual è la colpa mia? D’esser vecchio?
Eppure ai volatili ho dato sempre un tetto.
Ho visto sorgere albe dal mare
e pescatori andare in barca a pescare.
Qual è la colpa mia ?
Volger al vento la folta chioma
e tintinnare di pigne, rauco e greve,
come voce che la sua fine
annuncia a breve?”
Già dei bastioni lontana è la memoria,
mano pesante infligge sempre l’uomo…
Ma del destino suo chi si commuove?
 
This poem was written as a sign of protest against the Municipal Administration of Gaeta, my town in Italy, with the aim of raising awareness among fellow citizens about the decision to cut down some centenary maritime pines, which stand near the bastions dating back to Bourbon domination, in the historic center St. Erasmus.
Already in the past the ancient fortifications, which would have made Gaeta "unique" in the panorama of historic Italian cities, have been the subject of massive and senseless demolitions, in the name of a dream of modernity that has now failed miserably.
 
(Inglese)
Pines, hostile now, with thick foliage
Accustomed to storms,
Not even the north wind has bent them.
Perhaps the bulldozer will have an easy grip...
They weep resin from their high beauty
Exposed to the breath of the Gulf of Gaeta,
As caress now on the tops the breeze blows.
Death announced, among twisted roots,
wrapped in coils, what is their fate?
On the ancient ruins, the weeping lays
Waste of foliage to cover every wound
inflicted on them, every bulwark
Is broken off now: of history
No more memory remains.
Bulwarks once before gutted
For a failed dream of modernity,
open into wounds because there is no feeling
Neither for yesterday nor tomorrow.
Weep the pine trees dew stille,
bend their foliage to their thankless fate,
they have protected whole nests from the sun,
chirping and families... But man is ungrateful.
Even the birds are silent in the nest,
For the wildlife, there is no room at all,
Where man goes he brings only misfortune.
The tree speaks:
"What is my fault? Of being old?
Yet to the fowls, I have always given a roof.
I have seen dawns rise from the sea
And fishermen go fishing in boats.
What is my fault? Turning to the wind
My thick crown and jingle of pine cones,
A rough and hoarse, like voice that its end
Announces shortly?
Already of the ramparts far is the memory,
A heavy hand always inflicts man...
But of his fate who is moved?
 
***
(Spagnolo)
 
PINOS AL VIENTO
 
Pinos, hostiles ahora, de espeso follaje
acostumbrados a las tormentas,
ni siquiera el viento del norte los ha doblegado.
Tal vez el bulldozer los agarre con facilidad...
Lloran resina de su altiva belleza
Expuestos al aliento del Golfo de Gaeta,
como una caricia ahora sobre los picos sopla la brisa.
Anunciada la muerte, entre raíces retorcidas
envueltos en espirales, ¿cuál es su destino?
Sobre los vestigios antiguos el llanto tiende
hojarasca para cubrir cada herida
infligidas, cada baluarte
se hace añicos ahora: de la historia
ya no queda memoria.
Baluartes, destripados ya en el pasado
por un sueño fallido de modernidad
se abren en heridas porque no hay sentimiento
ni por el ayer ni por el mañana.
Los pinos lloran gotas de rocío,
doblegan su follaje a su ingrato destino,
han protegido del sol nidos enteros,
piar y familias, pero el hombre es ingrato.
Hasta los pájaros callan en el nido,
Para la naturaleza no hay lugar en absoluto,
donde va el hombre sólo trae desgracias.
El árbol habla:
"¿Cuál es mi culpa? ¿Que soy viejo?
Pero siempre he dado techo a los pájaros.
He visto amanecer desde el mar
Y a los pescadores ir a pescar en barcas.
¿Qué culpa tengo yo? Girar al viento
Mi espesa corona y tintineantes piñas,
áspera y pesada, como una voz que su fin
Anuncia en breve?
Ya de las murallas lejano es el recuerdo,
Mano pesada siempre inflige al hombre...
Pero de su destino ¿quién se conmueve?
 
***
 
(Turco)
 
RÜZGARDA ÇAMLAR
 
Çamlar, şimdi düşmanca, kalın yapraklı
Fırtınalara alışkın,
Kuzey rüzgarı bile onları eğmedi.
Belki de buldozer onları kolayca kavrayacaktır.
Yüce güzelliklerinden reçine ağlıyorlar
Gaeta Körfezi'nin nefesine maruz kalmıştır,
Şimdi bir okşayış gibi esen rüzgâr tepelerde.
Ölüm ilan edildi, bükülmüş kökler arasında
sarılmış, kaderleri nedir?
Eski kalıntılar üzerinde ağlayanlar yatıyor
her yarayı örtmek için yaprak çöpü
her siper
şimdi paramparça oldu: tarihin
daha fazla anı kalmadı.
Siperler, geçmişte çoktan yıkıldı
başarısız bir modernite hayali için
yaralara dönüşür çünkü duygu yoktur
Ne dün ne de yarın için.
Çamlar çiy damlaları ağlar,
Yapraklarını nankör kaderlerine boyun eğdirirler,
Bütün yuvalarını güneşten korudular,
Cıvıltılar ve aileler, ama insan nankördür.
Kuşlar bile yuvalarında sessiz,
Doğa için hiç yer yoktur,
İnsan gittiği yere sadece talihsizlik getirir.
Ağaç konuşur:
"Benim suçum ne? Yaşlı olmam mı?
Yine de kuşlara her zaman bir çatı verdim.
Şafakların denizden yükseldiğini gördüm.
Ve balıkçılar teknelerle balığa çıkarlar.
Benim suçum ne? Rüzgarda dönmek
Kalın tacım ve çınlayan çam kozalaklarım,
Kaba ve ağır, sonu gelmiş bir ses gibi
Yakında açıklanacak mı?
Surların anısı çoktan uzaklaştı,
Ağır bir el insana zarar verir.
Ama kaderinden kim etkilenir?
 
(Francese)
 
PINS DANS LE VENT
 
Les pins, hostiles maintenant, au feuillage épais
habitués aux tempêtes,
Même le vent du nord ne les a pas fait plier.
Peut-être que le bulldozer aura la main facile...
Ils pleurent la résine de leur beauté altière
Exposés au souffle du golfe de Gaète,
comme une caresse, la brise souffle maintenant sur les sommets.
La mort annoncée, parmi les racines tordues
enroulées, quel est leur destin ?
Sur les vestiges anciens, les pleurs s'étendent
des feuilles mortes pour couvrir toutes les blessures
qui leur a été infligée, chaque rempart
est brisé maintenant : de l'histoire
de l'histoire, il ne reste plus de mémoire.
Des remparts déjà éventrés dans le passé
pour un rêve de modernité raté
s'ouvrent en plaies parce qu'il n'y a plus de sentiment
ni pour hier, ni pour demain.
Les pins pleurent des gouttes de rosée,
plient leur feuillage à leur destin ingrat,
ils ont protégé des nids entiers du soleil,
des gazouillis et des familles, mais l'homme est ingrat.
Même les oiseaux se taisent dans leur nid,
Il n'y a pas de place pour la nature,
Là où l'homme va, il n'apporte que le malheur.
L'arbre parle :
"Quelle est ma faute ? D'être vieux ?
Pourtant, aux oiseaux, j'ai toujours donné un toit.
J'ai vu l'aube surgir de la mer
Et les pêcheurs partir en barque.
Quelle est ma faute ? De tourner dans le vent
Ma couronne épaisse et mes pommes de pin tintinnabulantes,
Rugueuses et lourdes, comme une voix dont la fin
Annonce sa fin prochaine ?
Le souvenir des remparts est déjà lointain,
La main lourde inflige toujours à l'homme...
Mais de son destin qui s'émeut ?
 
(Tedesco)
 
KIEFERN IM WIND
 
Kiefern, jetzt feindlich, mit dichtem Laub
die an Stürme gewöhnt sind,
Nicht einmal der Nordwind hat sie geknickt.
Vielleicht hat der Bulldozer einen leichten Griff auf sie....
Sie weinen Harz von ihrer erhabenen Höhe
die dem Atem des Golfs von Gaeta ausgesetzt ist,
Wie eine Liebkosung weht die Brise jetzt über die Gipfel.
Der Tod verkündet, zwischen verdrehten Wurzeln
eingewickelt in Windungen, welch bitteres Schicksal!
Auf den alten Überresten liegt das Weinen
Der Laubstreu bedeckt jede Wunde
die ihnen zugefügt wurden, jedes Bollwerk
ist nun gebrochen: von der Geschichte
bleibt keine Erinnerung.
Bollwerke, die bereits in der Vergangenheit zerstört wurden
für einen gescheiterten Traum von Modernität
öffnen sich zu Wunden, denn es gibt kein Gefühl
weder für das Gestern noch für das Morgen.
Die Kiefern weinen Tautropfen,
kräuseln ihre Blätter für das undankbare Schicksal,
sie schützen ganze Nester vor der Sonne,
zwitschernde Familien, doch der Mensch ist undankbar.
Selbst die Vögel schweigen im Nest,
Es ist kein Platz für die Natur,
Wo der Mensch hingeht, bringt er nur Unglück.
Der Baum spricht:
"Was ist meine Schuld? Dass ich alt bin?
Aber ich habe den Vögeln immer ein Dach gegeben.
Ich habe die Morgendämmerung aus dem Meer aufsteigen sehen
Und die Fischer in ihren Booten fischen.
Was ist mein Fehler? Dass ich mich im Winde drehe
Mein dichtes Haar und die klingenden Tannenzapfen,
rau und schwer, wie eine Stimme, die ihr Ende verkündet?
Schon ist die Erinnerung an die zerstörten Wälle weit weg,
Schwere Hand der Natur fügt man....
Doch wer ist von seinem Schicksal berührt? Keiner!
 
 
 

 

 Franca Colozzo - 06/10/2023 19:51:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

This poem was written as a sign of protest against the Municipal Administration of Gaeta, my town in Italy, with the aim of raising awareness among fellow citizens about the decision to cut down some centenary maritime pines, which stand near the bastions dating back to Bourbon domination, in the historic center St. Erasmus.
Already in the past the ancient fortifications, which would have made Gaeta "unique" in the panorama of historic Italian cities, have been the subject of massive and senseless demolitions, in the name of a dream of modernity that has now failed miserably.

 Franca Colozzo - 28/03/2018 23:27:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Graced, come al solito accolgo con piacere le tue belle parole. Purtroppo, vivo in un paese di anime morte. Lo spirito battagliero di un tempo si è affievolito, in quanto Gaeta è una città prevalentemente di vecchi, che d’estate è caotica ed impossibile da vivere, almeno ad agosto.I giovani, per la maggior parte, sono andati via in cerca di lavoro e sono rimasti i pochi raccomandati. La piaga del sud si chiama lavoro e l’inettitudine accompagna stancamente i nostri passi verso l’oblio del passato e la mancanza di un futuro. Spero che almeno quest’ultimo abbattimento non avvenga. Un uomo si è legato ad un pino per non farlo abbattere tempo addietro; tutto il resto è stato travolto dalla ruspa. Cosa dirti? Desolazione si aggiunge a desolazione, guerra di Siria ad eccidi e morti; tutto scolora ormai e non ci resta che augurarci di rispettare quel poco che ancor di buono abbiamo. Contraccambio di cuore gli auguri con la speranza di pace e di amore tra gli uomini. Buona notte.

 Graced - 28/03/2018 20:43:00 [ leggi altri commenti di Graced » ]

Rimango costernata, voler tagliare degli alberi così belli ed eleganti nella loro forma affusolata e gentile. Per mettere che? Sono piante della macchia mediterranea ed abbelliscono tutti i litorali Italiani. Certo che determinati politici sono deleteri e tendono a distruggere tutto per il loro tornaconto. Spero che la gente del luogo impedisca loro di abbatterli, dopotutto tutti noi siamo responsabili della società in cui viviamo e, la protesta quando è sacrosanta ha ragione di essere. Un caro saluto e buona Pasqua Franca, Graced!

 Franca Colozzo - 27/03/2018 19:40:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Grazie Salvatore, per i tuoi commenti sempre graditi. Speriamo che il tuo auspicio si concretizzi. Buona serata.

 Franca Colozzo - 27/03/2018 18:25:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Grazie Salvatore per il tuo commento. La battaglia è ancora da portare avanti sia per i pini che per un progetto che sta scardinando quel poco che era ancora rimasto. Purtroppo la cementificazione e gli appalti pubblici presentano troppi vantaggi economici per chi non se ne importa di defraudare la natura. Speriamo che l’amministrazione comunale si ricreda almeno per i pini! Buona serata e buona Pasqua.

 Salvatore Pizzo - 27/03/2018 18:18:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Una protesta che spero possa trovare ascolto presso chi di dovere: lo merita, come lo meritano anche i pini. Come anche ogni altro albero, del resto, che abbia la ventura di finire nel mirino di cementificatori abusivi o meno...
Versi molto apprezzati
un caro saluto

 Franca Colozzo - 25/03/2018 21:52:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Grazie Klara, ma è la punta dell’iceberg di quello che faccio e che pubblico in particolare su i Linkedin, il mio social preferito su cui, non per vantarmi, sono molto attiva e seguita anche da molti noti influencer, sceicchi emiratini, principi sauditi, etc.
T’invito, a tal proposito, a leggere alcuni dei miei articoli:

https://www.linkedin.com/in/franca-colozzo-55022459/detail/recent-activity/shares/

https://www.linkedin.com/in/franca-colozzo-55022459/detail/recent-activity/posts/

https://www.linkedin.com/in/franca-colozzo-55022459/detail/recent-activity/posts/

 Klara Rubino - 25/03/2018 19:57:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Lodevole poesia; lodevole l’iniziativa.
Si pone l’accento sull’ingratitudine dell’uomo: questo è un esempio delle innumerevoli ingratitudini quotidiane dell’essere umano.
A forza di desiderare ciò che non ha finisce col disconoscere anche sé stesso, le sue radici: il suo territorio.

 Franca Colozzo - 25/03/2018 13:33:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Antonio, hai perfettamente ragione. Sto pubblicato anche sul web questa poesia in segno di protesta e per smuovere quelle anime morte dei miei concittadini. Già l’Amministrazione Comunale ha fatto abbattere altri pini, in maniera scellerata, per mettere delle palme al loro posto. Ci stiamo trasformando in città come Miami in Florida o Marmaris in Turchia, distruggendo la nostra originaria natura mediterranea e le sane radici di un tempo. Ma si sa che il mondo degli appalti pubblici è un sottobosco molto fertile! Detto questo, mi sono rimessa, mio malgrado ed alla mia età, a fare battaglie civili, visto che i giovani sono alquanto latitanti. Sono stata in passato un’attivista politica, senza gloria né rimpianti, ma solo per degli ideali che, ahimè, oggi si sono persi tra i rivoli della generale indifferenza e dell’opportunismo. Son tempi difficili questi che stiamo vivendo! Rimpiango il periodo giovanile per quegli ideali smarriti: rispetto per i più anziani, oggi più che mai dileggiati; battaglie femministe, perse sul piano etico con tutte le violenze sulle donne (il contentino è solo il "voto rosa"); politiche ambientaliste più sentite prima e portate avanti con rigore, etc. Ma forse era la giovinezza che rivestiva di incanti, ormai infranti, ogni espressione di vita! Con l’auspicio di un sano rinnovamento primaverile e pasquale, ti auguro una buona domenica.

 Antonio Terracciano - 25/03/2018 13:05:00 [ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]

E’ un vero peccato abbattere i pini: sono ben poco appassionato di botanica, ma il pino (forse soprattutto per il suo intenso odore) è senz’altro il mio albero preferito, fin da bambino. Anche nella mia cittadina hanno abbattuto, in passato, quei pochi pini che c’erano. Ogni tanto sogno di trovarmi nel bel mezzo della pineta di Viareggio, forse il vero vanto della città toscana e, per quanto D’Annunzio mi piaccia poco, ricordo sempre volentieri la sua bellissima "Pioggia nel pineto" .

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